YPOSKOME

presentazione a cura di Robert C. Phillips


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          
Giovane fotografo ma sopratutto un “curioso” dell'immagine, ed è la sua curiosità ad affascinare chi per la prima volta si avvicina alla sua opera. Il suo lavoro di esplorazione nel profondo della figurazione lo porta a interrogarsi sulla vastità e sui limiti delle potenzialità che il mezzo fotografico e artistico può offrire e fino a che punto il suo ideale estetico può spingersi. Ed è qui, che grazie alla sua “incoscienza giovanile”, si situa il cuore dell'esposizione, sono opere che Alexander crea con proprio e personale immaginario onirico, visioni del profondo della sua anima che diventano visibili. Scenari che sono la geografia del suo immaginario, spiazzante spesso, ma al tempo stesso profondamente radicato nelle sue radici. Luoghi, momenti sospesi e senza tempo in cui ritrovarsi o perdersi, in cui proiettare visioni che traggono origine dal sunto di ciò che ha appreso, e apprende nel “banale” atto del vivere e crescere. Immagini che sono uno spazio “altro”. Spazio che trova confine nel suo intimo indagare, la proiezione di uno stato interiore che con l'incredibile capacità di "rubare" e donare, senza filtro razionale alcuno, tipico della giovinezza, portano a risultati che inquietano l’animo, luoghi dove incontriamo le paure, le fragilità e le mistificazioni di chi, forse già uomo, ma ancora con occhi di bambino, proietta e mostra quello che un giorno diventerà il suo labirinto interiore. Vive, studia, e lavora tra Vicenza e Venezia. Intraprendere un viaggio, portare le nostre convinzioni e certezze al di la del mare. Crescere nell'attesa che qualcuno ci porti, nuovamente, al conforto del luogo di cui il ricordo si va spegnendo, la certezza di un porto sicuro. È un percorso iniziatico di cui però bisogna cercare il bandolo ma di cui anche la proverbiale matassa è celata. Fatto questo basilare se si vuole comprendere l'opera di Alexander. Se alcune suggestioni si possono rintracciare nelle sue origini greche esse poi vengono tradotte in vario modo nella iconografia più propriamente “continentale” eppure il filo conduttore è più sicuro rispetto all'esteriorità dell'immagine tradizionale e di certa “Arte” oramai esanime nella sua continua involuzione. Ma quel filo non si rompe, ne potrebbe, pena l'isterilimento, l'essiccamento, lo spegnersi al già visto. Quel filo continua, nutrito e affilato da continue rifusioni e ispessimenti dati dai punto-e-a-capo del suo apprendere, suggestionato e portato come su un alta collina, un frammento di terraferma, da cui esplorare e rivedere la strada percorsa. L'immagine rappresentativa della sua opera attuale risulta affascinante, ma quasi senza comprenderne il perché. Nella sua semplicità è l'immagine multiforme e sfocata di un movimento scomposto, ma contenente una geometria intrinseca che riporta alle figure classiche. Un uomo dalle molte braccia e gambe le cui movenze danzano nelle tre dimensioni, muovono, guidano e portano nello stesso tempo, quasi una una versione “battriana” di un capitello votivo in cui il tempo dilatato, ridotto sfrontatamente a mero motivo decorativo è tuttavia di inequivocabile discendenza greca. Trova le sue radici nell'opera Platonica, nel suo Simposio e nel mito dell'androgino dove: “...da questa divisione in parti nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unità, tanto che le “parti” non fanno altro che stringersi l'una all'altra, e così muoiono di fame e di torpore per non volersi più separare...”. La trasparenza dell'immagine risulta assoluta, ma di particolari precisi e nitidi, quasi cesellati: eppure essa appare e realizza questa sua spazialità avvolgente, invalicabile e lunare, che non è un fenomeno ma si produce nel fenomeno. Sono i movimenti, questi, della sazietà del viaggio, in cui le ore sembrano un traguardo senza fine.


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VIDEO-INSTALLATIONS

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KATHARSI
 
MITERA

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1. 51x36CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta


2. 51x36CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta




3. 59x86CM;; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta





4. 76x146CM; LUCRETIUS ON LOVE AND SEX; prezzo su richiesta



5. 83x106CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta



6. 83x106CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta



7. 72x166CM; KIKI; prezzo su richiesta
8. 28x33CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta




9 - 10 - 11 - 12. 28x33CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta
13. 28x33CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta

14. 28x33CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta







15 - 16 - 17. 46x46CM; THE THREE SHADOWS PART 1 - 2 - 3; prezzo su richiesta




18. 28x33CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta
19. 28x33CM; 9 ; prezzo su richiesta
20. 33X28CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta
21. 38x46CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta




22. 101x146CM; HIROSHIMA; prezzo su richiesta




23. 76x106CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta


24. 56x64CM; AUTOSCATTO (1995); prezzo su richiesta




25. 86x106CM; RITRATTO DI FAMIGLIA; prezzo su richiesta




25A - 25B - 25C. 36x36CM; SORE; prezzo su richiesta


26. 56x76CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta



27. 33x76CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta





28. 56x76CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta





29. 26x36CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta






30. 26x29CM; THAT OBSCURE OBJECT OF DESIRE; prezzo su richiesta





31. 76x93CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta


32. 36x26CM; SENZA TITOLO; prezzo su richiesta